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lunedì 4 aprile 2011

Basi statunitensi in Italia. Occupazione della penisola ed extraterritorialità

Con il trattato di pace di Parigi del 1947, era sancita la fine della sovranità politica ed economica dell’Italia. Sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale da Stati Uniti e Gran Bretagna, per l’Italia si aprivano scenari di totale sudditanza agli Stati Uniti, mentre la Gran Bretagna spossata da una guerra durata ben sei anni, cedeva il controllo di questa aerea del Mediterraneo all’alleato d’oltre oceano.

Le truppe statunitensi che erano sbarcate in Sicilia nel luglio del 1943, con la complicità della Mafia, da allora non lasceranno più il territorio italiano, installando comandi militari, basi aeree, terrestri e navali, depositi logistici e centri di controllo radar.

Il 4 aprile 1949 nasceva la Nato che nelle intenzioni avrebbe dovuto difendere l’Europa Occidentale dalle mire dell’Unione Sovietica e poi in seguito dal Patto di Varsavia costituito nel 1955. Va tenuto presente che l’Unione Sovietica, assieme agli Stati Uniti, si era spartita l’Europa con il Trattato di Yalta nel 1945: le zone d’influenza e occupazione militare erano ben delimitate e tali rimarranno fino all’implosione dell’Unione Sovietica.

Sulla carta quindi si trattava di un’alleanza militare tesa a difendere le democrazie occidentali, nei fatti si tratta di uno strumento in mano alla potenza egemone, gli Usa, che la comandano e ne dirigono i settori più importanti, secondo le necessità della politica estera di Washington. Le recenti guerre nel Vicino Oriente lo dimostrano in maniera eloquente.

Per l’Italia la Nato ha significato solo il radicarsi dell’occupazione militare, sotto le mentite spoglie dell’alleato e con la totale accondiscendenza dei vari governi italiani che si sono succeduti nel secondo dopo guerra; gli Stati Uniti hanno progressivamente occupato la penisola italiana da Nord a Sud.


Ecco alcune tra le principali basi:

Aviano, nell’Italia Nord Orientale, unica base aerea Usa a Sud delle Alpi, sede del 31° Fighter Wing su F 16, del 31° Maintenance Group, 31° Mission Support Group- Medicale Group- e 724 Air Mobility Squadron. La missione principale del 31° Wing, che fa parte del 5° Allied Tactical Air Force con sede a Vicenza (ITA), è quella di condurre operazioni aeree nel Sud Europa, anche strike nucleari; ad Aviano sono custodite le tattiche bombe B-61. La base ha fornito appoggio aereo durante l’attacco Nato alla Serbia nel 1999.

Ghedi, situata in Lombardia, è la seconda base aerea che ospita bombe nucleari ed è sede del 7402 Munitions Support Group.

Capo Teulada,in Sardegna, è invece utilizzato come poligono di tiro per le forze aeree Usa e Nato, nonché VI Flotta dell’Us Navy.

Come importante supporto logistico per le forze militari Usa nel Mediterraneo abbiamo Camp Darby, tra Pisa e··Livorno, sede del 31st Munition Squadron.

A Vicenza vi è la sede della Setaf (Southern European Task Force), che controlla reparti italiani, greci e turchi e fornisce appoggio terrestre al nuovo comando dedicato all’Africa-Africom.

A Sud in Sicilia vi è la Naval Air Station di Sigonella. Il suo compito è quello di fornire supporti di comando, logistici e amministrativi avanzati per la VI Flotta e le forza Usa e Nato. La sua posizione è strategica a sostegno del CENTCOM-United States Central Commad che sovraintende all’attività nel Vicino Oriente.


Extraterritorialità basi Usa

Le basi statunitensi pongono un problema non solo politico, ma anche giuridico perché sono sottratte, di fatto, alle leggi italiani e coprono le attività in esse svolte con segreto militare e di Stato. Gli stessi militari statunitensi non possono essere processati da tribunali italiani, ma solo da quelli militari delle loro Forze Armate. Gli “accordi SOFA- Status of Force Agreement” sono stipulati tra gli Stati Uniti e il Paese “ospitante” e consentono l’impunità nei confronti delle leggi locali e non consentono nemmeno di verificare l’arrivo e la partenze delle truppe Usa (1). I dati riferiti a prima dell’11 settembre 2001 danno ben 93 accordi SOFA sottoscritti nel mondo: certamente quelli stretti con nazioni sconfitte nella II Guerra Mondiale sono stati imposti senza nessuno potere negoziale da parte dei vinti. Un· episodio su tutti, la strage del monte Cermis il 3 febbraio 1998, quando un velivolo dei Marines EA 6B Prowler volando al di sotto della quota di sicurezza trancia i cavi della funivia che da Cavalese porta al monte Cermis. Nello schianto muoiono 20 persone di varie nazionalità europee. I processi farsa che seguono negli Stati Uniti ai membri dell’equipaggio si risolvono con condanne lievi al comandate dell’aereo, sei mesi ed espulsione dai Marines al co pilota solo la radiazione dal Corpo. In· questo caso, oltre al danno vi fu anche la beffa. In un accordo tra l’allora governo D’Alema e Clinton, gli USA impegnarono l’Italia a non richiedere nessun risarcimento politico in cambio del rilascio dell’attivista di sinistra Silvia Baraldini detenuta in Usa e condannata a 43 anni di carcere.

L’attività all’interno della base è regolata dall’accordo bilaterale (segreto) del 1954 conosciuto come “Accordo ombrello” stipulato dall’allora Ministro degli Esteri Giuseppe Pella e dll’Ambasciatrice Usa Clara Boot Lucee, seguito poi dal memorandum d’intesa del 1995 (Shell Agrement), ma il vero cardine è l’accordo del 1954. Per capirne la portata basta osservare le attività svolte sul suolo italiano.


Se in ambito Nato è prevista la cooperazione militare tra gli Stati membri e la mutua cooperazione (Art. 3), non rientra minimamente l’obbligo di dare in uso una base, eppure in Italia fra strutture grandi e piccole queste superano le cento unità.(2) Si dice che il territorio dove sorge la base è italiano e quindi c’è una giurisdizione italiana sulle basi Usa, dando poteri precisi al comandante della base che deve essere italiano, mentre quello operativo è statunitense, inoltre il comando Usa dovrebbe avvertire in anticipo quello italiano per quel che riguarda le operazioni in atto o in programma.(2) Questo sempre sulla carta.

Il distinguo che si fa tra basi Nato e basi Usa per l’Italia, ma anche per la Germania, è labile. Le prime sarebbero interforze con settori dedicati alle forse Usa, le seconde, ad esempio Aviano o Sigonella, sono statunitensi, ma se il loro utilizzo avviene per mezzo di un accordo bilaterale mantenuto segreto, quali garanzie vi possono essere sul reale controllo italiano? Nessuna, perché semplicemente esso discende direttamente da clausole stabilite dopo la sconfitta del 1945 e che vedono gli Stati Uniti potenza occupante e quindi in grado di dettare regole e pretendere spazi aerei, marittimi e territoriali. Come non serve invocare l’Art 11 della Costituzione italiana che “vieta all’Italia di condurre una guerra d’aggressione” e l’Art 5 della Nato, che prevede l’intervento dell’Alleanza in caso di aggressione di uno dei suoi membri, per giustificare le basi sul suolo italiano e le limitazioni alla nostra sovranità Nazionale.

Con le cosiddette “missioni di pace” o contro il “terrorismo internazionale”, in Bosnia, Iraq, Afghanistan, la Nato si è messa ben al di fuori di quelli che erano gli obiettivi dichiarati alla nascita, eppure nulla è cambiato nel dispiegamento di Us Air Forces-Us Navy e Us Army, senza contare che Aviano è stata interessata anche da operazioni di arresti extragiudiziali, con persone arrestate-detenute e deportate clandestinamente verso Paesi terzi per essere torturate (extraordinary renditions), quindi in piena violazione del diritto internazionale (2).

Per quanto riguardale le “armi nucleari”, sono· circa cento quelle sul suolo italiano. Nonostante l’Italia abbia aderito al Trattato di non Proliferazione Nucleare, esse sono saldamente in mano statunitense con l’escamotage del sistema della doppia chiave (possesso e controllo Usa e uso solo con consenso italiano), creato per aggirare l’ostacolo del TNC che vieta la fabbricazione e detenzione di testate nucleari.


Fonti:
1) “Nemesi- La fine dell'America” di Chalmers Johonson, Garzanti libri, 2008.
2) Servizio Affari Internazionali del Senato italiano.


di Federico Dal Cortivo
Tratto da: Europeanphoenix.com

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