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giovedì 30 giugno 2011

I due mali: Berlusconi e l’opposizione politica e mediatica a Berlusconi. Aspettando i veri eroi e la vera alternativa


di A.D.G. & F.C. La voce del corsaro



Il 17 giugno 2011 un’altra stoccata è stata tirata al tiranno Silvio Berlusconi. In piazza assieme ai metalmeccanici della FIOM c’erano Michele Santoro, Marco Travaglio e soci, i quali hanno esposto al pubblico in visibilio tutto il marciume della nostra società: precariato, disoccupazione galoppante, corruttela e favoritismi vari. Finalmente, anche noi in Italia, abbiamo eroi che ci snocciolano le verità dinanzi agli occhi, i “portatori sani” d’indignazione e rabbia contro questo stato di cose. La testa della “piovra” di questo sistema malato, Silvio Berlusconi, è ormai in dirittura d’arrivo verso la fine. Dopo la sconfitta alle elezioni amministrative e il “clamoroso” successo dei referendum, possiamo asserire che il vento sta cambiando! ( YES, WE CAN!)

Aspettate un attimo! Siamo sicuri che sia così? E’ questa la verità?

Uno dei paladini dei referendum, e non solo, Marco Travaglio, in un’intervista dichiarò: “sarò antiquato, sarò diventato comunista senz’accorgermene, ma non riesco proprio a capire perché mai delle aziende private dovrebbero lucrare su un bene pubblico come l’acqua”.[1] Da questa intervista si evincerebbe un Travaglio quasi “socialista”, ma vediamo veramente quali sono le sue idee in campo politico: “io sono favorevolissimo alle privatizzazioni… Berlusconi non ha mai privatizzato nemmeno un canile!”.[2] Come mai appena Berlusconi privatizza qualcosa(seguendo tra l’altro una direttiva europea), il dottor Travaglio gli va subito contro, negando e contraddicendo le sue stesse idee? Probabilmente perché il suo antiberlusconismo militante lo porta addirittura a disconoscere i suoi ideali “neoliberisti”. Un uomo davvero coerente!

Sullo stesso tema dei referendum è d’obbligo citare il primo protagonista, l’eroe in salsa molisana Tonino Di Pietro. Egli ha impiegato più di un anno a raccogliere firme per il referendum, tutto per il suo amore per il popolo italiano. Ma ritorniamo indietro di qualche anno, andiamo al 1996 quando fu ministro dei Lavori Pubblici per appena 6 mesi nel governo Prodi, il tempo necessario per introdurre i principi normativi per la tariffazione e la privatizzazione dell’acqua.[3] Forse ora le cose cominciano ad essere più chiare, si comincia a capire qual è il vero obiettivo dei nostri eroi: cercare di fare il possibile per abbattere il “totem” Berlusconi. Questo è l’obiettivo che Di Pietro condivide da anni con l’Ingegner Carlo De Benedetti. Risale al novembre 1995 un’intercettazione telefonica tra i due, quando i magistrati di Brescia indagavano Di Pietro per concussione e abuso d’ufficio. La conversazione riguarda:

Amici in comune: D.P.: “Noi, a questo punto, ho capito che abbiamo tanti amici comuni" . D.B.: "Eh, ne abbiamo tanti, sicuro". D.P.: "Tanti amici comuni, con cui lavoriamo insieme". D.B.: "Bene… e Prodi e' uno di questi… no?". D.P.: "Prodi e' uno di questi, si.”

Progetti condivisi: D.B.: "Si, ma il suo progetto va avanti?". D.P.: "Il nostro progetto… il nostro, eh si il progetto va avanti, stiamo lavorando, ma… preferisco parlargliene a voce". D.B.: "Con grande piacere!".

Anomalie politiche: D.B.: "Quello di Berlusconi e' una cosa del tutto anomala, però … in fondo, io trovo che tutte le invasioni di campo…". D.P.: "Mah… quello… che… partito azienda e' azienda potere, quindi…". D.B.: "Quindi e' una cosa diversa infatti". D.P.: "Ancora un po' più … più …". D.B.: "Al peggio, in quanto…".[4]

Allora, da questa intercettazione evinciamo che amici, progetti e nemici erano gli stessi, ma a legare realmente questi due personaggi è questo: Di Pietro è stato l’alfiere di “mani pulite” ed ha favorito quello che l’ex ministro Renato Altissimo denuncia in un’intervista: “De Benedetti ha fatto una montagna di miliardi comprando (a poco) dallo Stato e vendendo (a molto) per le sue tasche. Così ha fatto i soldi – quelli veri – in quegli anni. E così sogna di farne ancora e di più. Un giochetto che Bettino Craxi e chi stava all’epoca con lui al governo non gli avrebbe mai permesso e per questo chi più chi meno siamo stati massacrati. Adesso la storia si ripete. E probabilmente ora l’ostacolo da abbattere si chiama Silvio Berlusconi”.[5]

Ecco finalmente svelato il progetto del “capitalista buono” De Benedetti e dei suoi “compagni di merende” del centrosinistra. Ma com’è possibile che partiti come il PCI/PDS e alcuni membri “illustri”(vedi Amato) del PSI e della DC non siano stati toccati minimamente dalle inchieste? E come mai uomini come Berlusconi, estranei al “disegno” post-Tangentopoli, sono crollati dopo appena 7 mesi di governo? I primi erano i fautori del programma di privatizzazioni, il secondo, invece, era un po’ restio ad attuare in fretta questo programma, e per questo fu considerato una “anomalia” nel panorama politico italiano. Quest’ultimo, comunque, grazie a vicende giudiziarie non fu un grande problema, infatti, dopo appena 7 mesi fu sostituito dal “tecnico” Dini che riprese a far galoppare il “progetto”. Il coordinatore perenne di quegli anni del programma di svendita del comparto pubblico italiano fu Sir Mario Draghi, che coordinò eccellentemente la cessione di gruppi industriali italiani a investitori e fondi esteri. Come ricompensa del servigio, “Sir Drake” fu nominato vicepresidente della Goldman Sachs, banca d’affari americana, che aveva fatto incetta del patrimonio pubblico nostrano. “Mario Draghi è una persona seria che ha superato il suo conflitto d’interesse[6]”, ha il coraggio di affermare il buon Marco Travaglio, rabbonendo i suoi acritici fans.

I nostri “portatori sani” d’indignazione, si fanno spesso anche portavoce dei quotidiani e delle riviste straniere, che attaccano sistematicamente il premier per le sue scarse qualità di “riformatore”. Nel 2006 l’Economist: “Chi lo votò sperava che avrebbe usato la sua abilità di businessman per riformare l’economia. Ma il punto è che il governo di centro-destra non ha neanche avviato il processo. La nostra conclusione è che Berlusconi come riformatore ha fallito”.[7] Sempre l’Economist sulle elezioni di quell’anno: “Berlusconi è unfit (inadeguato). Noi appoggiamo Prodi perché è più vicino al modo di pensare dell’ Economist”.[8] Ma qual è il modo di pensare dell’Economist, che cosa vuole? Beh, è normale, liberalizzazioni del mercato e privatizzazioni a “grappolo”! Ecco invece cosa dice il tedesco Der Spiegel lo stesso anno: “L’amministrazione Berlusconi non ha mai mantenuto le promesse di taglio alle tasse, ulteriori privatizzazioni, e riforme strutturali necessarie per aumentare la competitività e privare le burocrazie del potere”.[9] Nel 2008 l’Economist ritorna su Berlusconi per la vicenda Alitalia: “Le stesse parole di Berlusconi sul futuro di Alitalia, la disastrata compagnia area di bandiera, fa capire come sia più appassionato a patriottici campioni nazionali, comunque inefficienti, che alla disciplina del libero mercato”.[10] Ma è il Wall Street Journal il più chiaro di tutti: “Berlusconi si è orientato ad essere più un sostenitore delle corporazioni avverso alla libera competizione di mercato, invece che un liberal che intende fare quello di cui l'Italia ha bisogno per rilanciare la sua barcollante economia”.[11]

Quindi Berlusconi per gli alfieri del “libero mercato” è un inguaribile indisciplinato, una scheggia impazzita e incontrollabile, un “riformatore” solo a parole che non apre i cordoni del mercato alla finanza internazionale, come afferma l’Economist nel giugno 2011: “Berlusconi è arrivato al potere con l'idea di essere un imprenditore di successo in grado di fare le riforme economiche, ma poi non le ha fatte e il Paese ha sprecato tempo prezioso”.[12] Ma quali sono queste tanto decantate riforme? Eccole: maggiore produttività(più ore di lavoro), diminuzione delle retribuzioni, taglio ai dipendenti pubblici, liberalizzazioni dei servizi in ambito europeo, contratti di lavoro più flessibili, innalzamento dell’età pensionabile tenendo conto dell’aspettativa di vita, taglio alla spesa pubblica e chi più ne ha più ne metta. A questo punto arriviamo alla domanda fatidica: con quale coraggio, i nostri paladini, propugnatori di queste “riforme”, si presentano nelle piazze dei lavoratori a far la RETORICA del lavoro, della precarietà e della giustizia sociale? Perché non ci hanno mai spiegato cosa sono queste tanto inneggiate “RIFORME”? La risposta è semplice: questi falsi eroi hanno creato il castello di sabbia dell’indignazione e della denuncia contro falsi nemici, assolvendo, invece, gli speculatori, i vili affaristi, i grandi capitalisti e i politici asserviti alla causa ultraliberista che hanno portato il nostro Paese e il Mondo intero al macero. Inconsapevolmente o in malafede poco importa, perché l’opinione pubblica, grazie alla sistematica disinformazione di taluni “paladini”, indirizza in modo sbagliato l’azione civica e politica.

Naturalmente, nessuno qui sta facendo propaganda a Silvio Berlusconi, cercando di paragonarlo ad un Chavez o ad un Allende. La sistematica lotta della finanza internazionale contro Berlusconi non avviene perché egli non sia un liberista, ma avviene perché è un liberista atipico, troppo legato al protezionismo dei suoi alleati politici, troppo distratto dalle sue vicende personali e private per potersi interessare anima e corpo alla liberalizzazione dell’economia. Per questo gli interlocutori ideali diventano i vari Romano Prodi e tutta la combriccola del centrosinistra, che ligia al dovere ha sempre operato in loro favore. L’invito è quello di tenere gli occhi aperti, non fidarsi di nessuno, soprattutto degli “eroi” che distraggono l’opinione pubblica dai veri problemi che attanagliano il nostro sistema, facendoci credere che le malefatte di uno o dell’altro politicante siano il vero problema. Le riforme strutturali che l’Italia ancora non attua sono una tenaglia che stringerà ancor di più la vita delle persone, in nome di una competitività che arricchirà sempre gli stessi uomini, e che poco a poco sta trasformando sempre di più l’uomo in un automa meccanizzato non pensante. Per questo, aspettando i “veri eroi” e la “vera alternativa” a questo sistema, lascio a voi la riflessione su cosa sia giusto e cosa invece no.

A.D.G & F.C.

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