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sabato 25 giugno 2011

Liberi con una “x”. Adesso avremo un futuro senza incognite...


Finalmente liberi! Il consenso popolare, tanto reclamizzato e auspicato, ha liberato, nell’anno 2011, il popolo italiano da ogni forma di schiavitù; il referendum è stato il mezzo con il quale esprimere la dirompente sovranità popolare. Un popolo finalmente scevro, libero di scegliere la dipenden… oops, la provenienza delle fonti energetiche, di poterne disporre in modo autonomo senza alcun ricatto o vincolo di subordinazione con i Paesi fornitori.

Uno Stato libero di gestire la propria acqua (questo sì, auspicabile, che, in una nazione davvero sovrana, dovrebbe essere quasi un assioma) ma fino a quando? Sino alla prossima legge (Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ne aveva già pronta una, prima del decreto dell’ex ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi) che ne disporrà la gestione privata contraddicendo, come è usuale, il risultato referendario. Questione di tempo per quietare le coscienze e poi, ciò che non è entrato dalla porta, s’insinuerà dalla finestra, purtroppo.

Non pochi, infatti, gli esiti, disattesi, dei referendum: sulla responsabilità civile dei magistrati; sul finanziamento pubblico dei partiti riciclato come rimborso elettorale; sull’abrogazione del ministero dell’Agricoltura (ricomparso, dopo una serie di cambi di denominazione, come dicastero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e quello del Turismo, al punto di far demoralizzare gli elettori e ritenere la consultazione come un mero sondaggio d’opinione.

Il popolo italiano, in ogni caso, è ora libero dal pericolo nucleare; suvvia per le centrali francesi e svizzere e slovene ai confini, sono ben poca cosa, lo stesso vale per tutti gli ordigni atomici bellici sparsi sul territorio della Penisola ma ignorati dai media. Se l’indignazione popolare e mediatica non è montata per quest’ultimo “particolare”, significa che non ci sono rischi…

Liberi da paure orbene, ma schiavi di tutta quella redditizia psicosi che annulla le coscienze e che si rinnova in continuazione, per ultimo il previsto terremoto distruttivo a Roma e la diffusione del batterio killer dalla Germania. Anzi, ex schiavi, visto il trionfo referendario: in molti hanno definito il risultato “clamoroso”, un 57% di affluenza mostrato come un plebiscito, un’adesione di massa.

Mai macchina elettoral/referendaria si è mossa in modo così granitico e aggirante: dalla radio, alla tv, ai giornali, ai social forum, ai milioni di messaggi di posta elettronica, a chi in spiaggia “spingeva” i bagnanti ad andare al seggio o chi, nei luoghi di lavoro, pressava i colleghi a salvarci dal nucleare. Nel 1974, in occasione del referendum sul divorzio, ci fu grande movimento, ma i quesiti del 2011 sono stati supportati con una “veemenza” digitale e informatica nuova, senza precedenti.

Le piazze più importanti d’Italia le abbiamo viste zeppe di cittadini festanti, per il raggiungimento di quest’altro pezzo di libertà e democrazia da aggiungere ai tasselli già esistenti, ricordati e celebrati nel recente centocinquantenario. Italia liberata dagli Usa, Italia perno nella Nato e nell’Onu, esportatrice di pace in Asia e in Libia (nel 1999 in Serbia), per decisioni autonome e in piena condivisione con la collettività che sarebbe scesa in piazza, altrimenti, per frenare il tutto. Pensare che quei “dittatori” di Mattei, Moro e Craxi stavano rovinando tutto…

Italia dunque autonoma a livello interno e internazionale, libera di dissentire dal fedele alleato d’oltreoceano.

Siamo liberi e tutto è stato possibile soltanto apponendo una X, incredibile ma vero! I patrioti risorgimentali e i soldati che difesero l’Italia nelle guerre mondiali non crederebbero ai loro occhi. Un’Italia libera dal condizionamento dell’informazione, poggiante su una rosa variegata di fonti, tutte in grado di esprimersi e di ricevere lo spazio mediatico necessario. Una nazione emancipata e non tarpata dai boicottaggi informativi, dai silenzi mediatici e dalla concentrazione dei mezzi d’informazione. La stessa collettività festante per la liberazione dal nucleare ritiene opportuno, di norma, non indignarsi perché una testata minore, o politicamente scorretta, possa non esprimere le proprie opinioni.

La nuova libertà italiana, frutto di “spallate”, flash mob e web, è ancor più generale di quanto si pensi. Come non dimenticare, infatti, la libertà di voto e di peregrinazione dello stesso: la scelta in cabina premia un candidato e questi, nel tempo, vaga da un polo all’altro, da maggioranza a opposizione e viceversa.

L’Italia è libera, per tutti, dagli autoctoni a quelli che sono fuggiti dai loro Paesi non solo per questioni economiche ma anche di restrizione fisica, vigendo, negli Stati natii, una legislazione più ferrea e poco aggirabile.

Fa piacere vedere di nuovo le masse in piazza perché ebbre per i diritti, la propria salute e il proprio futuro; folle sradicate dalle loro inezie del quotidiano (qualcuno ha osato affermare che il popolo sia anche schiavo di videopoker, lotterie e bingo..). Masse meno attive in caso di missioni italiane all’estero o per i licenziamenti sul suolo patrio, ma col coltello fra i denti per le X sulle schede in cabina. Un popolo non più schiavo della tecnologia e del cellulare, ma in grado di piegare tali mezzi per lo scopo finale: per la pubblicità dei 4 sì; in barba a chi lo definiva “drogato” e “imbelle”.

Il panem è libero e lo è anche il circenses: per cui il telespettatore, padrone del proprio destino, può tranquillamente optare per i reality, la telenovela o il calcio.

Non più schiavi delle comodità (tra cui l’automobile, il cellulare e Facebook in cui primeggiamo, con “onore”, al mondo), ma un popolo coeso, cosciente dei propri ideali, che si è ripreso in mano il futuro, che boicotterà alle prossime elezioni i grandi partiti colpevoli del degrado totale.

La “maestosa” affluenza (ormai prossima alla metà degli aventi diritto, se si considerano anche le schede nulle e quelle bianche) alle urne durante le elezioni beneficia, numericamente, del voto di scambio e dei voti venduti dietro compenso. Il referendum no, lascia il voto invendibile e invenduto.

Strumento magico quello del referendum e non si tenti di criticare tale diritto del popolo, nessuno osi pugnare per l’astensione (ma non siamo anche liberi di non votare?) e a niuno salti in mente di affermare che si tratti soltanto di un contentino per far credere al peso e al volere del volgo, salvo ingabbiarlo con acute strategie sotterranee o, più semplicemente, con leggi successive.

Da non dimenticare quanto salvifici siano stati i referendum della Fiat, in cui la genuina adesione dei lavoratori ha permesso all’amministratore delegato, Sergio Marchionne, di pianificare meglio il futuro per salvare l’azienda e i lavoratori. Anche in questo caso, dunque, la salvezza è giunta attraverso un quesito referendario. Vuoi vedere che a forza di quesiti e di sì rischiamo di diventare lo Stato più libero e democratico al mondo, più della terra del nobel Obama (che trabocca di questi ideali sino a doverli esportare)?

L’azione (e la voce) dei media e del popolo della Rete è stata minore (quantomeno circostanziata) in occasione del referendum del 2008 (bocciato dal Consiglio di Stato) a Vicenza, per evitare la costruzione della nuova base Usa sul suolo dell’ex aeroporto civile Dal Molin. Il silenzio mediatico sulla questione è stato, sicuramente, una banale distrazione in buonafede.

L’ottimismo del trionfo storico, epocale (qualcuno ha definito davvero così, gli ultimi appuntamenti al seggio), sarà il volano per la riduzione della forbice sociale, della sperequazione fiscale e per la piena autonomia del Paese.

Giammai l’attivo e cosciente popolo italico si farebbe prendere per il naso da preferenze e quesiti che qualcuno si ostina a definire inutili, già decisi a tavolino (e a posteriori) dai nostri amministratori.

di Marco Managò
Tratto da: Rinascita 

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