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giovedì 2 giugno 2011

Strumentalizzazione Politica dei Referendum

Questa è la dimostrazione di come sono strumentalizzati politicamente questi Referendum.
La Cassazione tiene in piedi il quesito referendario sul Nucleare, l'oggetto del quale è stato abrogato, solo per fare Quorum ed il fine ultimo non è permettere il passaggio degli altri quesiti referendari (scopo tutto sommato ammissibile) ma apportare un colpo al Governo.
Cossiga diceva che "lo scopo primario dell'opposizione è buttare giù la maggioranza", ma magari questo non dovrebbe essere ottenuto attraverso la stumentalizzazione e la presa in giro degli Elettori.
Ecco di seguito due articoli che approfondiscono l'argomento.
I.T.

La Cassazione dà l'ok al referendum sul nucleare anche se la legge non c'è più


Al contrario di ogni previsione, la Corte di Cassazione questa mattina ha stabilito che il referendum sul nucleare si farà. La Suprema Corte ha accolto l’istanza presentata dal Pd, in cui si chiedeva di applicare il quesito referendario alle nuove norme contenute nel decreto legge omnibus, convertito in legge dal Parlamento lo scorso 25 maggio, in particolare ai commi 1 e 8 dell’articolo 5. La richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma non sarà più rivolta alla legge precedente, come previsto in origine.

Ora dovranno essere ristampate le schede elettorali, pertanto il Ministero dell’Interno dovrà verificare se esistono i tempi tecnici per permettere il voto il 12 e il 13 giugno. Un altro problema è dato dal voto degli italiani all’estero, che hanno già incominciato a votare sul vecchio quesito.

"Ora gli italiani hanno la possibilità di pronunciarsi con un sì contro il piano del governo− ha dichiarato il segretario del Pd Pierluigi Bersani −. Il Pd, che ha sempre constrastato le assurde scelte del governo sul nucleare, è impegnato con tutte le sue forze a sostenere la campagna per il sì". Toni trionfalistici dal leader dell'Idv, Antonio di Pietro: "Dal primo momento abbiamo creduto che la legge è legge e nessuno la può aggirare, neanche questo Parlamento che ha proposto e votato una legge truffaldina".

"Eviterei di trasformare sempre tutte le occasioni di elezioni e referendum in spallate per il governo", ha dichiarato Maurizio Lupi, deputato del Pdl e vicepresidente della Camera. "Il governo ha preso una posizione molto chiara, credo condivisa da tutti gli italiani: personalmente − afferma Lupi − credo che in questo momento sia assolutamente sbagliato non riflettere sul tema della sicurezza insieme con l'Unione europea ed evitare che l'emotività possa farci scegliere e decidere su una scelta così importante per il Paese".

Cosa prevede, nella sostanza, il testo dell'articolo 5 del decreto omnibus, così come emendato e approvato dal Parlamento la scorsa settimana? Il comma 1 recita che "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche (...) non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". Il comma 8, invece, stabilisce che "Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri (...) adotta la Strategia energetica nazionale...".

È qui che sorgono i dubbi del centrodestra sull'ok al quesito referendario dato dalla Cassazione. Secondo Giuseppe Calderisi, deputato del Pdl, appare paradossale "far intervenire un referendum, che è di natura abrogativo, su una norma che prevede che sulla realizzazione delle centrali nucleari per ora non si proceda". Calderisi ha espresso l'interrogativo se, con la decisione presa dalla Cassazione − di cui precisa di voler analizzare attentamente le motivazioni − "si voglia impedire al governo di acquisire elementi scientifici sulla possibilità di realizzare degli impianti nucleari, considerando che − aggiunge − non era questo l'intento neanche dei promotori del referendum". È in merito al comma 8, però, che l'esponente del centrodestra esprime i maggiori dubbi: "Nel testo del comma si fa riferimento esclusivamente a un piano energetico generale, mentre del nucleare nello specifico non si fa alcuna menzione". Il fatto che la Cassazione vi abbia potuto riscontrare un'significato di immediatezza dell'installazione di centrali nucleari preoccupa Calderisi, in quanto ciò costituirebbe un "processo alle intenzioni del governo, il quale allora potrebbe operare direttamente senza leggi né deleghe".

di Paolo Mauro
Tratto da: http://www.loccidentale.it/node/106261

Nucleare: la Cassazione inventa il referendum ballerino


Appresa la notizia dell’OK della Cassazione al referendum sul nucleare, oltre ad un po’ di nausea mi sono affiorati antichi pensieri: già nel mesozoico anno 1952, quando all’università noi maschietti davamo del “Lei” alle colleghe, il vecchio professore di Diritto costituzionale, ci insegnava che la Cassazione doveva respingere i referendum qualora una legge o una norma fossero nel frattempo intervenute nel senso desiderato dai referendari. A maggior ragione quando la legge o la norma oggetto del referendum fosse stata nel frattempo abrogata. L’ammissione di un referendum non è questione di discrezionalità.

Nello stesso, lontano anno, l’altrettanto canuto ma arcigno professore di Diritto civile, ci insegnava che, così come nel Diritto penale, il “petitum”, cioè l’oggetto della domanda di chi agisce in giudizio, una volta presentato non si può più modificare, altrimenti si ha “novazione” con conseguente inammissibilità.

Cosa accade, invece, con l’odierno referendum sul nucleare? I referendari chiedono che si abroghi la legge con la quale il Governo aveva deciso di procedere, nel lungo periodo, all’attivazione di centrali nucleari per tutti quei validi motivi che sappiamo.

L’occasione, infatti, era ghiotta per la sinistra, per i Verdi e anche per tutti quelli, come l’Idv, cui delle centrali non gliene importa in realtà nulla , ma siccome non c’è dubbio che, sull’onda emotiva dello Tsunami giapponese, vincerebbe il NO al nucleare, allora perché trascurare la possibilità di dare un altro scossone a Berlusconi?

Ma un colpo di scena fa loro tremar le vene e i polsi: in effetti il Governo, dopo quanto era avvenuto in Giappone, aveva deciso una moratoria sine die, in attesa e in armonia con quanto si sarebbe stabilito in sede europea e compatibilmente con l’avvento e la sperimentazione di centrali di quarta generazione, molto più sicure.

Però, dopo la proposizione del referendum il Governo è venuto incontro innovando radicalmente, col cosiddetto “Decreto omnibus”, ed ha abrogato ogni precedente disposizione in merito al nucleare di cui sopra si è fatto cenno.

Orbene, per un principio interpretativo espressamente inserito nelle “preleggi”, quando una norma o una legge successiva nel tempo sia incompatibile con la precedente, la prima si intende abrogata (abrogazione tacita) in favore della seconda. Ancor di più se l’abrogazione è espressa.

Allora, poiché sono state abolite tutte le norme e le stesse parole oggetto del referendum, come necessaria conseguenza sarebbe stata quella di non dargli più corso, non essendo né giuridicamente plausibile né logico chiedere di abrogare una legge già abrogata.

Presi dal panico, i referendari chiamano un loro azzeccagarbugli e chiedono alla Cassazione come si può rimediare (rimane un dubbio da chi sia partito il cavillo).

C’è una sola possibilità più politica che giuridica: spostare il “petitum” dalla vecchia norma (abrogata) a quella nuova, contenuta nel cosiddetto “Decreto omnibus”.

Se non è “novazione” questa! Sarebbe come se la Cassazione dicesse: “Ok, amici, voi mi avete dato il formaggio grattugiato con l’incarico di metterlo sugli spaghetti, ma siccome gli spaghetti non ci sono più, li metterò sul risotto”. Esempio giornalisticamente non molto elegante ma che rende bene il concetto, perché erano proprio gli spaghetti l’oggetto del referendum.

La Cassazione avrebbe, invece, dovuto dire: “Essendo abrogata la legge, il petitum del referendum è decaduto, non solo, ma è decaduta anche la “causa petendi”, cioè il motivo della richiesta, quindi, il referendum è dichiaratamente inammissibile”.

Ma siccome non c’era più tempo, si sarebbe rischiato che il referendum sugli altri due quesiti sarebbero andati da soli. E poiché senza l’abbinamento col nucleare salterebbe sicuramente il quorum sia per quello riguardante la privatizzazione dell’acqua (sul quale c’è tanta disinformazione) sia, soprattutto, per quello sul legittimo impedimento (che interessa particolarmente a Di Pietro e alla sinistra tutta (e, forse, anche alla Cassazione), il massimo Organo giurisdizionale cosa fa? Accoglie la modifica del “petitum” senza fiatare, commettendo un obbrobrio, anzi un mostro giuridico. Qualche Padre costituente (Togliatti escluso) si rigira nella tomba.

Mi sovviene in mente quel vecchio film in B&N, quando Macario, in veste di imputato, si alza e dice :”Vostro onore mi oppongo” e il Giudice: “Opposizione respinta” e Macario :”Allora mi rioppongo” e il Giudice “Riopposizione accolta”.

Per dirla in termini un po’ più tecnici – cosa che ho finora cercato di evitare - la Cassazione ha legittimato l’indebito trasferimento del quesito referendario da una legge (che non c’era più) ad una nuova legge (il decreto “Omnibus”) che non ha più nulla a che vedere con i contenuti dello stesso, legittimando e introducendo un abominevole e assurdo principio: voi sparate un referendum, noi troveremo dove metterlo. Non è proprio la stessa cosa del “da mi factum, dabo tibi ius”, perché in tal caso “petitum” e “causa petendi” non si modificano. Qui, infatti, il Giudice si limita solo a trovare la norma applicabile, cosa che attiene alla sua competenza.

Ma non è finita. Gli articoli sui quali la Cassazione dirotta il referendum - art.1 e 8 -, rispettivamente riguardano: a. il coordinamento con l’unione Europea sulla sicurezza degli impianti, che di fatto impedisce la localizzazione delle centrali nucleari in Italia, b. l’assunzione obbligata per il Governo di una strategia energetica nazionale. Come si vede, di nucleare non c’è neppure l’ombra.

Il dirottamento del quesito referendario è, pertanto, del tutto inconferente.

Paradossale conseguenza sarà che, abrogando col referendum questi articoli, l’Italia non potrà più neppure programmare soluzioni energetiche alternative al nucleare, anzi non dovrà avere alcuna politica energetica, compresi l’eolico, il solare e quant’altro di più caro hanno gli stessi referendari.

Cosa ne dicono i Verdi mentre, appresa la decisione della Cassazione, sono corsi in piazza assieme a Pd, Idv, Fli e Compagni, a stappare in quantità bottiglie di spumante al grido: “Avete visto? Il Governo ci voleva fregare, se non ci fossimo stati noi…!”

Per i futuri referendum, signori del Governo per favore, non abolite le norme non volute. Non dovete accontentarli, altrimenti i poveri referendari ci rimangono male.

Ci rattrista solo il pensiero che anche i referendum vengono strumentalizzati non per condurre a buon fine una giusta causa, ma solo per dare qualche bastonata all’avversario politico.
 
di Nicolò Vergata

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