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martedì 26 luglio 2011

Gli Innominati


Gli attacchi militari più rilevanti sono sempre accompagnati da una copiosa e altisonante propaganda, che i media diffondono con ossequiosa solerzia. Sia pur cadendo nella trappola manipolatoria dell’informazione, è dunque piuttosto facile delineare i contorni del conflitto, dalle parti in guerra alle ragioni che hanno spinto una parte a brandire le armi contro un’altra. Ma quando le bombe perdono peso e diventano bond, i paesi che solitamente svolgono un ruolo attivo nei conflitti divengono obiettivi e i cieli di Tripoli e Baghdad si trasformano in mercati finanziari, ecco che la propaganda scompare, la macchina dell’informazione, vera o inventata che sia, si arresta, e sulle ostilità cala la nebbia, una fitta nebbia in cui, chi prima aveva visto Obama e Sarkozy lanciare i caccia contro Gheddafi o Bush padre scatenare Desert Storm contro Saddam, ora fatica a distinguere chi combatte chi e per cosa.

Come molti analisti osservano, le guerre moderne esplodono in Borsa. Proprio come avviene negli scenari militari dove i capi di Stato si dichiarano guerra tra di loro mentre la popolazione perisce sotto i colpi di artiglieria, oggi banchieri e finanzieri si sfidano sui mercati lasciando che sia la gente comune, che non sa nulla di titoli e derivati, a pagare il conto salato di queste azzardate partite finanziarie.

Dall’entrata in vigore dell’Euro, gli Stati aderenti sono divenuti società quotate in Borsa, soggetti cioè al rialzo o al ribasso delle loro quotazioni. Italia, Irlanda, Spagna, Grecia dovrebbero in realtà figurare con il suffisso S.p.A. Questo comporta che, se la società Stato, per un qualche motivo, dovesse mostrare segni di debolezza e vulnerabilità economica, ecco che i suoi titoli perdono valore, si innesca un meccanismo a cascata di vendite improvvise di bond di quello Stato (btp per l’Italia), che perdono quindi appetibilità e capacità di collocarsi in futuro sul mercato. La diretta conseguenza di questo fenomeno, a prima vista così distante dalle nostre vite quotidiane, è che lo Stato, nella pratica il governo di turno, data la sua impossibilità di stampare denaro in proprio in quanto privato della sua moneta sovrana, per raccogliere gli euro necessari al suo sostentamento, è costretto a vendere titoli di Stato agli stessi soggetti che poco prima se ne erano frettolosamente sbarazzati perché ritenuti inaffidabili. Cosa farebbe allora il gestore di un bar in mano agli strozzini per convincerli a prestargli altro danaro e non chiudere l’attività in forte perdita? Promettere interessi più alti. Per far ciò il gestore è costretto ad alzare il prezzo del caffè e licenziare un paio di baristi. Ma se aumenta il prezzo del caffè addio clienti, e addio soprattutto ai soldi per pagare gli interessi agli strozzini. A questo punto le strade sono due: dichiarare fallimento e rifiutarsi di pagare i debiti o il suicidio.

Il governo invece ha una terza strada da seguire, dal momento che a rimetterci non sono le tasche dei ministri o il loro posto di lavoro: convincere la gente che l’ultima manovra di tagli e sacrifici serve a calmierare i mercati, aumenterà la crescita e prima o poi tutto passerà. L’importante è che in Parlamento ci sia stata una “buona prova di coesione”, come dice il sempre più ricco e sereno Napolitano, e che l’opposizione abbia mostrato senso di responsabilità. Non importa che ormai il paese stia sprofondando in un pozzo senza fondo di debito e povertà.

La cialtroneria dell’attuale classe politica è sotto gli occhi di tutti. Ma non dobbiamo dimenticare che essa sguazza in un sistema creato da menti molto più raffinate che, alla luce dei risultati disastrosi che osserviamo oggi, sarebbe ora di raccontare e comprendere. Ai giornalisti, nel cui silenzio è da rintracciare la massima responsabilità dell’attuale stato di cose secondo Ida Magli, spetta il compito di indagare gli artefici di questo sistema. E invece si continua a sentir parlare di speculatori senza sapere chi si nasconde dietro questa nebulosa parola. Sappiamo delle nozze di Brunetta e i flirt di Bocchino; ci appassioniamo alla terminologia veterocomunista di Vendola e ai gestacci di Bossi e Calderoli; ma nessuno riuscirebbe a pronunciare il nome di un solo speculatore finanziario, un solo attore dei mercati borsistici da cui derivano le difficoltà a cui i nostri politici sono chiamati ad offrire l’illusione di rimediare. Nel mondo della finanza e delle banche e nei palazzi di Bruxelles oggi risiedono i massimi responsabili del dissesto dei conti pubblici di gran parte degli stati europei, affogati fino al collo da un debito impagabile.

I nostri soldati dovrebbero andare a stanare gli hedge funds alla City, e non Gheddafi. Loro sì che sarebbero veri patrioti e tutori della sicurezza nazionale.

1 commento:

  1. Semplicemente perfetto,c'è da augurarsi che cresca un movimento alternativo a fasulle destre e sinistre in preda a narrazioni da asilo.
    Possibile che non si riesca ad avere gente con le palle alla guida del paese che non han paura di dire come stan le cose.
    Altri paesi ci son riusciti,possibile che esista solo una classe politica di servi?

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