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mercoledì 31 agosto 2011

La ricerca della democrazia

 ... i libici hanno il diritto di vedere i propri figli, i propri mariti, i propri parenti uccisi dalle bombe democratiche, perché c’è un bene superiore che va perseguito: la democrazia. ...


Ormai è passato un discreto numero di giorni dall’inizio dei bombardamenti umanitari in Libia sotto l’egida della NATO e finalmente sembra che si stia giungendo a un epilogo.

Mentre fonti diplomatiche libiche localizzano Gheddafi a Bani Walid, non lontano da Tripoli, i ribelli annunciano la morte in ospedale di Khamis, il figlio del Colonnello che la Corte Penale Internazionale ipotizzava di incriminare per aver guidato la ‘repressione’ nella capitale. Sul web si rincorrono articoli nei quali si annuncia che il gran despota ha le ore contate, che ormai è finito, che a Tripoli c’è aria di festa per la fine di un’era di terrore, violenza e repressione. Sembrerebbe un po’, per dirla all’inglese, l’happy ending che tutti gli occidentali dovrebbero aspettarsi e che tanto stanno aspettando, da bravi spettatori davanti alle loro tv.

Gli USA, la NATO, i filo-atlantisti, tutti loro hanno saputo interpretare i sogni e le aspettative di un popolo sottomesso e tanto bisognoso di aiuto. Ora i libici potranno tornare a sognare liberamente, addirittura ‘democraticamente’! Cosa altro si potrebbe chiedere se non una coalizione occidentale che per anni ha acconsentito al governo di Gheddafi e che ora, improvvisamente, si è svegliata e ha capito ciò che era giusto fare. Ha capito che i libici hanno il diritto di vedere i propri figli, i propri mariti, i propri parenti uccisi dalle bombe democratiche, perché c’è un bene superiore che va perseguito: la democrazia. Tanto vale accettare qualche piccolo ‘fastidio’ pur di essere liberi di adeguarsi al mondo occidentale, pur di poter progredire finalmente!

Io, occidentale, nata e cresciuta in un Paese democraticamente fazioso e voltagabbana, ebbene io ho un sogno. La fortuna ha voluto che io sia nata libera, che noi tutti siamo nati liberi e dunque liberi di sognare. Sogno una società formata da persone che non si adagino sul ‘pensiero o sentire comune’, che vadano aldilà delle sparute notizie che i (supposti) media ci propinano. Sogno un Paese dove la gente inizi a ragionare secondo una logica diversa da quella di massa e riesca a comprendere che tutto ciò che critichiamo, tutto ciò che aborriamo è solo qualcosa che ci distoglie dalla consapevolezza della nostra reale condizione. Il vecchio esempio della pagliuzza e della trave nell’occhio ci sia di insegnamento.

Gli Stati Uniti hanno fornito uomini e armi e soldi ai cosiddetti ‘ribelli’, ma trovo articoli in cui si parla dei ‘mercenari di Gheddafi’. Viviamo in una nazione dove la disinformazione e l’assoluta sudditanza nei confronti dei salvatori statunitensi la fanno da padrone. Poco importa allora se ci sentiamo ‘in debito’ per la tanto inflazionata Liberazione di quasi 70 anni fa, poco importa se la NATO ancora, nonostante lo ‘spauracchio rosso’ sia ormai un lontano ricordo, continua a curare gli interessi di un’unica nazione. E sorvoliamo il fatto che gli stessi amici umanitari e democratici hanno ignorato tranquillamente alcune realtà regionali ‘poco democratiche’, poiché di scarso interesse economico e geopolitico.

Ecco, sogno un popolo di persone che apra gli occhi e che la smetta di farsi abbindolare dalla storiella ‘noi siamo i buoni, noi siamo i democratici, noi dobbiamo aiutare quei poveri bisognosi’, che comprenda quanto i giornali, i governi, tutti ci trattino da persone non in gradi di intendere e volere. Ma purtroppo io ho solo la libertà di sognarle queste cose, la realtà è che la nostra bella democrazia plasmata a uso e consumo degli Stati Uniti non permetterà che questo accada.

Tratto da: RisikoBlog

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